Confrontati con la pandemia, scopriamo l’importanza di un supporto psicologico, per i pazienti e per tutto il personale del CCT
“L’ignoto e il senso di incertezza dominano la scena mondiale – spiega Martino Regazzi, responsabile del servizio di cardiopsicoterapia del Cardiocentro – ed espongono tutti noi a uno stato di ansia che non avevamo mai provato prima: un’inquietudine senza nome (che per taluni si muta persino in terrore) che ci obbliga ad un lavoro mentale inusuale”.
È in questo contesto che il Cardiocentro ha attivato un pronto soccorso di sostegno psicologico specificamente pensato per il personale della struttura, un impegno che si affianca alla consueta attività rivolta ai pazienti attraverso il Servizio di Cardiopsicoterapia.
“Sentiamo un bisogno diffuso di questo tipo di assistenza – continua Regazzi – e con le nuove richieste che ci arrivano dai pazienti pensiamo sia utile anche al personale un supporto professionale qualificato e specifico, che nell’attuale situazione di difesa contro il contagio si svolge prevalentemente per telefono.
Offriamo ai nostri interlocutori uno spazio-tempo (fisico e mentale, quindi) in grado da fungere da metaforico contenitore dove poter riversare l’ansia, consentire un immaginario sostenibile, favorire un primo modo di apprendere l’incertezza preparatorio a ciò che verosimilmente diverrà l’impegno esistenziale del futuro che ci aspetta aldilà dell’attuale situazione.
In ogni caso e in termini più generali, il lavoro principale che dobbiamo prepararci ad affrontare è quello di dare una forma e una pensabilità al nostro vissuto interiore per riuscire ad elaborare e, quindi non subire, la forte carica emotiva che caratterizza l’esperienza che stiamo vivendo”.
Martino Regazzi ha recentemente affrontato questi temi sulla newsletter dell’Associazione Svizzera degli Psicoterapeuti (ASP).