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40’000 pazienti per il registro sull’infarto “AMIS Plus”

Raggiunta un’importante milestone nella cura dell’infarto miocardico acuto: AMIS Plus diventa lo studio di sorveglianza più grande in Svizzera.
“AMIS Plus”, il registro svizzero sull’infarto miocardico, ha raggiunto quota 40.000 pazienti, un traguardo che ne fa lo studio di sorveglianza più grande in Svizzera e il secondo a livello mondiale per questa patologia.
Di che cosa si tratta e quali sono le sue implicazioni? Avviato nel 1997 da un progetto congiunto delle società svizzere di cardiologia, medicina interna e medicina intensiva, il registro AMIS Plus, cui collaborano 80 ospedali svizzeri (fra cui il Cardiocentro Ticino), raccoglie e monitorizza i dati dei pazienti ricoverati e trattati per infarto miocardico acuto. Grazie alla vasta collezione di dati raccolti (circa 200 informazioni per paziente) il progetto, finanziato principalmente da fondi privati e dall’industria, ha permesso di tracciare una mappa molto precisa del comportamento delle patologie coronariche acute in Svizzera, come pure delle loro modalità di trattamento.

A giusto titolo AMIS plus viene oggi considerato, sia dalla comunità medica nazionale che da quella internazionale, uno strumento epidemiologico fondamentale e di enorme valore scientifico. Dai numerosi studi effettuati emergono in effetti informazioni particolarmente utili ai fini del trattamento e della gestione delle cosiddette sindromi coronariche acute, che restano la causa principale di morte nei paesi industrializzati.
Alcuni esempi. Dall’analisi dei dati emergono delle chiare disparità di trattamento nei confronti di certe fasce della popolazione, in primis i pazienti anziani e le donne. Entrambi questi gruppi, per ragioni sostanzialmente diverse, non beneficiano sempre e nello stesso modo delle terapie offerte ai pazienti più giovani e di sesso maschile. A livello di fattori di rischio, oltre a confermarsi il ruolo prognostico cruciale del diabete, si è visto come il fumo e il colesterolo alto abbassino l’età di apparizione dell’infarto. In particolare, il fumo anticiperebbe di 9 anni la data del primo evento cardiaco.
L’analisi dei dati AMIS ha pure permesso di monitorizzare l’impatto e il ruolo delle diverse terapie applicate nel contesto clinico dell’infarto miocardico acuto: dai farmaci protettori del miocardio, ai medicamenti antiaggreganti-anticoagulanti, fino all’intervento di dilatazione coronarica in urgenza. Quest’ultimo, a partire dal 2002 si è confermato come la terapia di prima scelta per tutti i pazienti con patologie coronariche acute, e ha dimostrato la propria efficacia nel tempo in diversi sottogruppi di pazienti, fra cui quelli con quadro clinico iniziale particolarmente compromesso.

Uno studio recente ha infine evidenziato il ruolo fondamentale delle campagne di informazione pubblica sulla riduzione dei tempi extraospedalieri, che rimangono l’ultimo bastione da aggredire nella cura moderna dell’infarto miocardico acuto.
Grazie all’eccellente lavoro svolto dai numerosi ospedali e dal centro di coordinamento, il registro svizzero sull’infarto si è insomma rivelato uno strumento essenziale nel monitoraggio e nella cura dei pazienti affetti da infarto miocardico acuto. Un gioiello interamente svizzero da difendere con orgoglio e soprattutto da sostenere finanziariamente perché possa crescere anche nei prossimi anni, a vantaggio della nostra popolazione e della comunità medica internazionale.

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