Si chiama Shockwave la metodica innovativa che ha consentito all’équipe del Prof. Moccetti di portare a termine con successo, lo scorso venerdì 22 giugno, due interventi di rivascolarizzazione miocardica su pazienti non trattabili mediante la procedura standard di angioplastica coronarica.
“Come è noto – spiega il Prof. Moccetti – la riapertura dei vasi coronarici occlusi avviene normalmente, oggi, utilizzando la tecnica del catetere a palloncino, tecnica che tuttavia in alcuni casi risulta impraticabile a causa della presenza di calcificazioni importanti, placche calcifiche molto dure non dilatabili con i comuni palloni di angioplastica. In genere per questi casi si ricorre all’intervento di bypass, che per quanto eseguito oggi con sempre maggiore sicurezza non è certo paragonabile, sotto l’aspetto dell’invasività e del rischio per il paziente, alla procedura transcatetere”.
La nuova metodica, eseguita al Cardiocentro per la prima volta in Svizzera ma già utilizzata con ottimi risultati in alcuni centri europei, sfrutta delle onde d’urto simili a quelle utilizzate per il trattamento dei calcoli renali. Si tratta di un palloncino particolare che, introdotto nella coronaria per via percutanea come nelle procedure standard, viene collegato a una macchina che invia degli elettroimpulsi in grado di frantumare il calcio. A quel punto è possibile dilatare la coronaria e posare uno o più stent, in modo da ristabilire una normale vascolarizzazione del miocardio.
“L’innovazione – conclude il Prof. Moccetti – non deve essere mai fine a se stessa, ma si giustifica solo se offre dei vantaggi, soprattutto al paziente. Grazie a questa metodica siamo riusciti a risparmiare a due pazienti (e ce ne saranno altri) la sala operatoria. Inoltre, ed è importante anche questo, abbiamo introdotto una procedura che ha un impatto sui costi della salute sensibilmente inferiore rispetto all’opzione chirurgica”.