Sala Ibrida
Sala Ibrida
Il termine “Ibrido” in natura sta ad indicare qualcosa che nasce dall’incrocio di specie affini o di razze diverse della stessa specie; questa definizione ci permette di capire come mai una sala operatoria prenda il nome di “Ibrida”. In sala operatoria ibrida troviamo, come dice il nome, una sala operatoria ma anche una sala di cateterismo insieme ad un laboratorio diagnostico. Pensare, però, che questo tipo di sala sia solo la somma delle funzioni sopraelencate è quantomeno semplificativo. Il punto di forza di questa sala è proprio la presenza contemporanea e nello stesso luogo di più attrezzature al loro massimo livello tecnologico.
In una moderna sala operatoria ibrida, si può eseguire senza alcun compromesso un intervento ad
alta tecnologia come una operazione a cuore aperto e al tempo stesso, sul medesimo paziente, può essere eseguita una procedura diagnostica o interventistica, con la stessa precisione con cui viene normalmente eseguita in un laboratorio di cateterismo cardiaco o in una sala di angiografia dedicata.
La Sala Ibrida
Interventi in sala Ibrida a 360° e sala in fase di costruzione.
(360° music: www.bensound.com)
Un’ analisi per punti dei vantaggi più evidenti di una struttura di questo tipo sono:
- Possibilità di eseguire procedure già note con un maggior livello di precisione ed accuratezza
- Aumentata sicurezza per il paziente anche per la presenza di diversi specialisti
- Razionalizzazione degli interventi
- Risparmio di tempo e risorse
Ma per una struttura così evoluta schematizzare può essere riduttivo; per capire a fondo l’innovazione introdotta dobbiamo sapere da dove nasce l’esigenza di realizzarla.
La nascita di un’unità di questo tipo (completata al Cardiocentro nel 2013 in poco più di tre mesi di intenso lavoro) deriva principalmente dalla crescita delle possibilità di intervenire per via endovascolare, dapprima nella patologia coronarica e oggi sempre più spesso anche nel trattamento di patologie valvolari, ma anche dal fenomeno con il quale siamo chiamati oggi a confrontarci, vale a dire la trasformazione del paziente. L’invecchiamento della popolazione, infatti, ci pone oggi sempre più spesso di fronte a pazienti con un profilo di rischio più elevato, dovuto alla presenza di importanti patologie associate ed al grado più avanzato della patologia cardiaca o vascolare.
Al fine di rendere meno gravose e quindi meno rischiose le operazioni in questo tipo di pazienti, si sono sviluppate tecniche meno invasive che permettono di risolvere il problema del malato con un rischio minore.
Tra le metodiche meno invasive possiamo citare:
- L’impianto di protesi valvolare aortica per via percutanea femorale o transapicale
- L’impianto di clip mitralica per via percutanea venosa femorale
- L’impianto di endoprotesi in aorta per via femorale chirurgica per il trattamento degli aneurismi
- La chiusura di difetti interatriali per via transcatetere mediante impianto di occlusori ad ombrello
- L’impianto di protesi valvolare aortica o mitralica per via mini-invasiva chirurgica
- La correzione delle aritmie cardiache per cateterismo transfemorale
Queste metodiche si pongono, in un certo senso, in un’area di intersezione tra le competenze storicamente assegnate al chirurgo e quelle più specificamente afferenti alla cardiologia interventistica. Un ambito sempre più vasto di procedure che possono essere trattate al meglio solo in un contesto specifico, in un luogo ad hoc. Questo luogo è la sala ibrida.
In questa struttura, come abbiamo già accennato, è possibile passare da una procedura endovascolare ad una chirurgica vera e propria senza soluzione di continuità; si può utilizzare la più fine diagnostica per immagini nel corso dell’operazione senza spostare il paziente e si possono effettuare più interventi combinati sullo stesso paziente nella stessa seduta operatoria (per esempio un’operazione di bypass su alcune arterie coronariche e l’impianto di stent in altre arterie coronariche oppure la posa di uno stent può essere associata ad un intervento valvolare per via chirurgica) senza dover sottoporre il paziente a più narcosi distinte ed evitando re-ospedalizzazioni.
Come abbiamo visto la sala ibrida presenta un ineludibile approccio multidisciplinare e non è un caso che la responsabilità generale dell’attività della sala sia stata assegnata al servizio di Cardioanestesia e al suo primario, il Prof. Dr. med Tiziano Cassina.
Una struttura così innovativa doveva anche essere assolutamente sicura per il paziente e quindi ogni possibile rischio andava scongiurato. In questa ottica si è lavorato per evitare che la presenza di uno spazio di confine tra cardiologia e cardiochirurgia portasse a creare una sorta di terreno indefinito ove potesse mancare il pieno coordinamento e l’organizzazione, elementi fondamentali per la sicurezza del paziente.
La cardiologia interventistica e la cardiochirurgia hanno un denominatore comune che è la presenza dell’anestesista che diventa il garante del buon livello di coordinamento ed organizzazione.
L’anestesista si trova in un ambiente ergonomicamente ideale visto che si trova in una moderna sala operatoria tecnologicamente equipaggiata per consentire al chirurgo o al cardiologo interventista di vedere e operare senza aprire, o aprendo il meno possibile. Il futuro va sempre più chiaramente in questa direzione e dunque ben venga questa innovazione,
se porterà miglioramenti, e li porterà certamente, nella qualità della cura e nella sicurezza del paziente.
Il responsabile della Sala Ibrida è il Prof. Dr. med Tiziano Cassina, Primario di Cardioanestesia e Cure Intensive; il riferimento per la gestione operativa è dell’ufficio programmazione e pianificazione procedure e del Dr. med. Marco Moccetti responsabile laboratori “Horten”.
Stiamo realizzando la nuova sala-operatoria ibrida
Via Tesserete 48
CH-6900 Lugano
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Direttore sanitario